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Plastico scomposto Monica BisinPlastico scomposto Monica BisinPlastico scomposto Monica BisinPlastico scomposto Monica BisinPlastico scomposto Monica BisinPlastico scomposto Monica Bisin
Plastico scomposto  
Sintografia e Tecnica mista

I pannelli di plastica sono metafora dell’apparenza, della superficie estetica imposta, del sé che viene frammentato per aderire a forme sociali prefissate.
Essi non sono semplici superfici: sono membrane sociali, costrutti estetici, vetrine dell’io. Raccontano lo spazio sottile tra ciò che siamo e ciò che sembriamo.
L’Io umano è scomposto, tagliato, ricomposto in segmenti, come un volto osservato attraverso specchi imperfetti, come un’identità che non può mai mostrarsi tutta. L’essere umano diventa immagine da esposizione, ma non per scelta: perché la società plastificata ci vuole lisci, trasparenti, leggibili. Soprattutto: presentabili.
I pannelli traslucidi ci separano da noi stessi. Impongono un’estetica, una forma, una postura. È la bellezza intesa come disciplina del visibile, come imposizione della coerenza.
Così, la plastica diventa simbolo del compromesso tra apparenza e autenticità. È lucida, ma sterile. Riflette, ma non restituisce profondità. Intrappola volti, gesti, sguardi in una condizione sospesa.
Siamo, semplicemente, contenuti. Archiviati in superfici.

(2025)